Perché non partecipiamo alle manifestazioni del PSUV e del MUD ?

Trovare una spiegazione oggettiva ha ciò che sta succedendo attualmente in Venezuela significa rifiutare la polarizzazione delle posizioni politiche che vede da una parte alcuni intellettuali e militanti della sinistra mondiale che esprimono solidarietà incondizionata al governo di Nicòlas Maduro senza fare autocritica su ciò che è oggi il governo Bolivariano del Venezuela e dall’altra parte il capitalismo mondiale schierato a sostegno dell’opposizione comandata per la MUD che soffia sul fuoco della disperazione e cerca di recuperare in un’ottica di potere il conflitto che si sta esprimendo quotidianamente nel paese. La situazione è più complessa e per ora è il popolo che sta pagando con il sangue il prezzo della guerra civile e politica del paese. In questo testo Marea Socialista mette sul tavolo della discussione una lettura diversa della fase attuale, rifiutando in toto di cadere nel ricatto politico di schierarsi con il PSUV o la MUD, scegliendo invece di schierarsi con il popolo venezuelano, accettando la difficoltà della fase attuale e delineando un programma per cercare di uscire dalla crisi partendo dalla capacità di organizzazione e autonomia del popolo e non dagli interessi politici ed economici di entrambe le cupole.

POST-PROGRESSISMO E ORIZZONTI EMANCIPATORI IN AMERICA LATINA

Pensare il post-progressismo in America Latina è divenuta un’urgenza e un imperativo alla luce dell’accelerazione sorprendente della fine del ciclo (dei governi “progressisti”, ndt) che è in atto dal 2015. Così, mentre alcuni governi progressisti vivono gli ultimi anni del loro mandato senza che i loro leader abbiano la possibilità di venire rieletti alla presidenza (come in Ecuador e Bolivia), altri sono già stati repentinamente sostituiti da forze di destra (elettoralmente, come in Argentina, o con altri mezzi legali però illegittimi, come in Brasile); o si misurano –in situazione di minoranza parlamentare- con una implosione sociale ed economica, come nel caso del Venezuela.

LA PACE CHE ARRANCA NEL FANGO

Il 26 settembre scorso all'Avana è stato firmato un accordo di pace tra le Farc e il governo colombiano, dando inizio ad un processo che sembra però ancora lontano dall'essere ultimato. I guerriglieri lasciata la giungla vivono in “zonas veredales”, aree di sicurezza e transizione spesso fatiscenti in cui dovrebbe compiersi il percorso di disarmo. Lasciate le armi la volontà è quella di costituirsi in partito politico e presentarsi alle elezioni del 2018, per continuare a lottare a fianco delle comunità abbandonate dallo Stato con altre forme. Come sottolinea questo articolo del 31 marzo pubblicato sul sito brecha.com.uy, le incertezze sono ancora molte e gli accordi da parte del governo sono ancora lontani dall'essere soddisfatti.

VENEZUELA, COMUNICATO DEI MOVIMENTI SOCIALI: “QUESTA SITUAZIONE E’ INSOPPORTABILE PER LA NAZIONE”

L’aumento della violenza sociale, la fame, le lunghe file per il pane, la mancanza di medicinali, la corruzione e la prepotenza del governo hanno sollevato un malcontento e un rifiuto verso il progetto bolivariano anche in quella popolazione che ha sempre appoggiato il progetto “Chavista”. Martedì dopo le proteste alcuni collettivi e movimenti sociali hanno scritto questo comunicato che ha l’intento di trovare una soluzione dal basso lontano da servilismi e opportunismi politici.